venerdì 17 marzo 2017

Auguri figlia mia

Marzo in uno dei suoi giorni luminosi e freddi, pian piano si avvia verso l'oscurità cristallina, verso il silenzio dalle braccia spalancate ad abbracciare le ultime ore di un dì breve e non lungo, non immusonito e non pigro, caldo nel tepore di un cuore generoso e non ingordo, agrodolce nella postura di immutati silenzi ora preziosi.
Nel buio e non sotto la luce vivida, pensieri si riuniscono ammassandosi sotto la sfera luminosa e tremolante di un tetto bagnato dall'umidità collinare.
Nella stanza si illumina la voce e gli occhi si spalancano mentre assaporano le consapevolezze di una vita, toccando le vecchie consuetudini mentre nuovi attimi sostituiscono sospiri già inebriati dal passato.
I gesti profumano di gioia, la postura anticipa il movimento e gli arti, agili e scattanti, sottili e eleganti, aspettano i passi che non sosteranno ma si avventureranno in cerca della semplicità e della genuinità.
Biondi capelli, fili d'oro ora acconciati in libertà ad accarezzare le spalle ritte al futuro, occhi chiari e non scuri, luminosi e non oscuri, puri al pari delle pietre preziose, si beano contemplando l'intorno dai toni carezzevoli e non scontrosi.
Io ti guardo e sorrido.
Io ti guardo e non parlo.
Io ti guardo e ritorno indietro a quel lontano giorno, una mattina di marzo di venerdì luminosa e fredda, asciutta perché senza pioggia, a quando tu nascesti, quando tu figlia hai illuminato con la tua voce la nostra vita, sì, mia e di tuo padre.
Ancora ti guardo, guardo questo presente e annuisco semplicemente e girando le spalle, mentre mi avvio , ti guardo ancora.
Contemplo questa pienezza che si addentra nelle profondità della mente e del corpo coinvolgendo i sensi e sospiro, sospiro nella gratitudine del dono.
Auguri figlia mia!


Rita Vieni


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