domenica 23 novembre 2014

NOVEMBRE, UN POMERIGGIO

Pomeriggio di novembre, pigro e sonnolento.
Il cielo è coperto da aliti, pochi di vento in fiato stanco, assorbo il lento trascorrere dei minuti, in questa pausa gradevole,  allungo le braccia avvolgo i pensieri e mi allontano verso le voci attutite che giungono alle mie orecchie curiose.

Respiri vitali tra pagine candide,
luce alle vittorie, buio al dolore,
percorro e foro l’indifferenza:
accompagnami, oh malinconia,
per la via di sassi e fiori, d’odori
dolci amari, di voci brevi e ripetute.
Ecco, l’eco ritorna sul balcone spoglio:
aprirò al vento desolato in un giorno
senza sole che inondi di rai le pareti
colorate!

Rita Vieni

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni.


Foto web

SENZA

Ascolto voci di una prosopopea inanimata e ascolto motivi alati di onomatopee e ascolto l’oblio che sente senza  steccare.
Il silenzio è una stanza trasparente e profonda.
Ascolto il percorso di un cielo azzurro senza anima.
Senza sole e senza luna, con la nebbia che preclude l’orizzonte nessuna speranza al viandante fermo al turno imposto dal tempo.
Intanto il cielo trova il percorso, indossa l’anima precedentemente stesa ad asciugare, intrisa del temporale.
Sono troppe le colpe da additare, tutto ripercorre e prende il posto usuale con odori, suoni, sapori, atmosfere.
Il mio muro con in cima aguzzi vetri, sfonda l’incomprensibile ed è compreso dal cieco che legge attraverso, dal muto che parla al sordo in ascolto in vista di un poi di luce.
Nel tutto che è posto davanti a tutti, è obbligo, per l’armonia e la serenità, porsi in mano alla vita, vera e non illusoria, alla tristezza coperta d’acqua, al fango presto lavato via, al sorriso ed a un nuovo inizio in speranza.

Rita Vieni




Ricordi di un vicolo stanco

   Uno strano ingordo silenzio, vedo passarmi accanto. Esso beve dalla mia acqua e si disseta al freddo di un dicembre placido perché non...