Mi avvicino anelante alla finestra socchiusa e la spalanco preparandomi alle emozioni.
Immobile l’aria, immobili gli alberi, assenze nel freddo
gelido del vento.
Il freddo vaga e sale su per il corpo scosso da brividi ed io cerco un tepore protendendo al cielo le braccia.
Un timido raggio di sole supera il gelo e s’infiltra a
forza tra i vestiti, gioca sul mio viso ed io lo accolgo con gioia.
Guardo intorno e mi accorgo che ogni stagione ha i suoi colori,
odori, panorami.
Imprimo in uno scatto
lo stesso paesaggio ma in stagioni
diverse.
Difficile cogliere l’astratta sostanza degli odori dei
fiori, del ronzio della natura nell’espressione tipica del suo manifestarsi,
del gorgheggiare dei ruscelli , del morire dell’acqua del fiume nel mare ma la
visione sì, posso catturarla e poi analizzarla.
Il mio piccolo spazio
verde m’attira sempre uguale, lì, immobile, eppure sempre diverso.
Un alternarsi di verdi foglie in gradazioni la cui particolarità mi
piacerebbe poter ricrearne di quel esatto colore da dipingere in questo mio
scrivere, macchie di colori sgargianti e vivi, ora tenui e delicati.
Quante volte ho
veduto e sentito il vento sferzare e piegare ma non vincere quello stesso
albero di ciliegio che ogni volta si ripropone a maggio, donandomi ciliegie
dal sapore unico, dalle forme perfette.
E il cancelletto,
piccolo e imperfetto, sbiadito dall’acqua e riverniciato in primavera,
impreziosito da candele profumate per ricreare l’atmosfera magica di sere
estive, dove l’espandersi del profumo di citronella allontana le ormai
petulanti e inafferrabili zzz zanzare .
In una fredda giornata invernale la mia fantasia si
sbizzarrisce, valica gli stretti confini gelidi
dello spazio concessomi del quotidiano vivere e si inebria e ubriaca stordendo ogni paura, timore per il
tempo dei ricordi.
Rita Vieni