Si dice che l'apparenza inganni che celi ben più di quello
che è apparente.
Una verità dichiarata, può assumere contorni diversi, dipende da quale lato la si guardi.
Ciò che è verità dichiarata, in definitiva può
dimostrarsi l’angolatura abbellita da
nastri che l’apparente
mistificatore propone.
Un’apparente verità, una versione riveduta e corretta
secondo le esigenze.
Viceversa quello che per alcuni è banale, insignificante,
assume colore e corpo diverso, allo svelarsi di episodi o dichiarazioni.
L’apparenza inganna,
quando l’essere si propone, riveduto e corretto, quando alza una cortina
di fumo a celare ciò che in realtà è, quando per timore di
essere feriti, derisi, oggetto di troppa attenzione, assume un comportamento non proprio alla natura dell’io.
L’apparenza inganna, a fin di bene o a fin di male, dipende
dal contesto, dai luoghi e persone.
Voci definite direbbero che l’apparenza è la normale conseguenza dei troppi perché e come, un’interpretazione di una verità plasmata e fatta personale.
Voci definite direbbero che l’apparenza è la normale conseguenza dei troppi perché e come, un’interpretazione di una verità plasmata e fatta personale.
Nel giro delle
apparenze ci si finisce così a volte per caso, a volte volontariamente, quando
le aspettative dei tanti sono troppe, quando il cerchio di appartenenza lo impone.
Finta apparenza, ma non per forza di cose, finta apparenza
quando la volontà è succube della visibilità, così è quando alla ordinaria follia si aggiunge l’evasione di un
quotidiano forse piatto o incompleto o poco esaltante.
Rita Vieni