Le parole, salutate dalla brina, baciate dal vento, alitate
da soffi amanti, s'adagiano in clemente mente sorridente, sul manto preparato a
festa, abbellito sul far della sera, stanche al tragitto impervio.
Lì li troverà la notte, all’attesa del futuro, pronte e
deste.
La parola muta al cieco di turno, sorda al muto dal non
desto ingegno, pronta alle ali dell’albatros che claudicante e goffo, su una
nave ostile, beffeggiato dal bieco di turno, offeso, in gentile essenza,
trascina le ali che di libertà e gloria sono simbolo e giace al loro cospetto.
La parola è di chi mira e ringrazia, mira e gioisce. di chi
reclama e acclama, in gentilezza, non superbia e rispetto, di chi emblema a
scudo della pace.
Le parole, in grazia e potenza, come albatros, sulla scia
della rotta infinita!
ALBATROS DI CHARLES BOUDELAIRE
Spesso, per divertirsi, uomini d’equipaggio
catturano degli albatri, vasti uccelli dei mari,
che seguono, compagni indolenti di viaggio,
il solco della nave sopra gli abissi amari.
Li hanno appena posati sopra i legni dei ponti,
ed ecco quei sovrani dell’azzurro, impacciati,
le bianche e grandi ali ora penosamente
come fossero remi strascinare affannati.
L’alato viaggiatore com’è maldestro e fiacco,
lui prima così bello com’è ridicolo ora!
C’è uno che gli afferra con una pipa il becco,
c’è un altro che mima lo storpio che non vola.
Al principe dei nembi il Poeta somiglia.
Abita la tempesta e dell’arciere ride,
esule sulla terra, in mezzo a ostili grida,
con l’ali da gigante nel cammino s’impiglia.