domenica 9 agosto 2015

L'USO DEL TEMPO

E il tempo a spasso mai stanco, lento corre e semina al vento.
Il suo agire è nella luce della tempesta in quiete o tra orme giganti, è nel buio dove rumoreggia la rima dove appare e scompare l’infinito non definito con ogni oggetto nel mirino.
Compagno  accampato al fianco, ci dimenticherà ingrato, ci ricorderà grato con l’andante a gironzolare qua e là, curioso, circospetto, capriccioso, nel senso segnalato della rotonda alla via.
Mi domando che uso di noi dentro il suo spazio, in istanti, in attimi accumulati, in e con chiacchiere invadenti dentro le anime!
Un uso passivo? Un uso attivo? Un uso riflessivo?
Un uso dedito al niente?
Né verbo, né periodo!
Che dire al niente?
Che dire al non dialogo e allo sguardo privo di bellezza e muto mentre sorvola i piedi dell’inerzia.

DIPINGO

Imbratto una tela, dipingo!
Al foglio, alle righe, al bianco non velo,
affido pensieri, dolori , pace
speranze in abiti di lusso.
Incontro gli accenti, spezzo le pause,
al fine il dunque.
Scorgo la rima banchettare con il
silenzio, afona aspetta allitterata,
calma il cleuasmo, mite albeggia al crepuscolo
del cuore.
Ritrovo il gomitolo sparso al buio,
l’epifonema scalza il niente e fugge
dalle lettere mute: la parola
foriera di verità!

Rita Vieni


Ricordi di un vicolo stanco

   Uno strano ingordo silenzio, vedo passarmi accanto. Esso beve dalla mia acqua e si disseta al freddo di un dicembre placido perché non...