Oltrepasso il buio per appoggiarmi
sulla luce che serena si sofferma lungo una seduta che si staglia sotto un
cielo invernale.
Il fiato si inorgoglisce a tale
visione, si alza ad abbracciare il canto muto di note intonate, di affermazioni
stonate, di sorrisi sbiancati, di fiati suadenti su menti dalle ragioni in
corsa verso fissi itinerari, verso binari placidi ove non odo pantani ma
avverto il tempo in corsa senza sosta al traguardo agognato.
Ritta immagino le storie in corso,
tremo per quelle perse nella dispersione di anime quasi scordate ma ora
rivendicate, con il grido rabbioso nel loro ricordo annebbiato o appena
passato.
Quanta intensità su quest’aria
incontaminata, su una terra dal terriccio bagnato e asciutto, dal manto marrone
muschiato, dalle radici scoperte di vecchi ruderi senza vita.
Mi invita questa esistenza a
contemplare ogni essenza, senza tuttavia sfiorare fattezze nel cammino
tracciato e avvicinato dal silenzio benevolo che alita senza ledere che acclama
senza spingere che loda senza astio e che ama senza chiedere.
Un cielo invernale nuovo nel vecchio
luogo stanco di ascoltare senza mutare ciò che ormai inevitabile al cuore, nel
declino di vite integre in cammino, nell’attesa di mani e braccia che
abbracceranno anche la mia storia.
Dicembre 2020
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