Uno strano ingordo silenzio, vedo
passarmi accanto.
Esso beve dalla mia acqua e si disseta al freddo di un
dicembre placido perché non inquieto.
Lungo il vicolo disseminato d’orme e ombre, si avvia.
Questo è l'incipit di un pensiero oramai frequente alla vista
e in odore e in sapore di luoghi
cari cozzanti alla memoria che di eternità e in beltà tengono e incoraggiano memorie.
Fermo il respiro adagiato sul grigio manto: l’assolo è
melodioso in un canto non tedioso!
Indosso ciò che resta e percorro il passo,
spolvero la polvere senza incanto.
Vecchie mura, fredde pietre, muti sassi gettati
alla deriva di un principio che ne decretò la fine.
Niente ormai, solo silenzi senza impronte al silenzio ovattato
chiuso al buio inargentato.
Al cuore si rincorrono le voci, agli occhi si manifestano gli
echi e al tatto si attraversano le stanze e, senza indugio e senza fretta,
eccomi dentro il vivo della memoria: pallori e vecchie giunture, pelle diafana
e occhi azzurri e bianco e canuto il capo, vivi e belli gli occhi del cielo.
Poche memorie, poche visioni, il film è un replay di una
pellicola consunta.
Rita Vieni
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