martedì 13 dicembre 2022

Fuori piove

 

Nubi pesanti oscurano il cielo, invadono gli spazi verdi dal respiro affaticato.

Ubriaco di umidità, condensato da stille pesanti, rilascia il peso suggerendo d'indossare capi pesanti in questa primavera non giocosa con in mano l'ombrello e la stizza per il tempo avverso.

Fuori piove, lo sguardo annega tra le gocce incontinenti sui vetri appannati dal fiato, dal sospiro, dalla voce emessa per sibillini morfemi.

Fuori piove.

Piove fuori.

Il capo non si abbassa, gli occhi non furtivi nuotano tra le pozzanghere, tra gli spazi rumorosi di auto in corsa, nei marciapiedi odorosi di pioggia fredda, tra i colori solitari di ombrelli in fretta o in sosta presso tettoie in attesa di orme.

La pioggia si abbatte.

Si abbatte la pioggia, poggiando sul grigio asfalto, sull’inodore e madida terra nuda, sui rami senza foglie, nudi nei rami secchi e marci dal lungo inverno.

Si abbatte la pioggia e la lenta cadenza è la nota ripetuta in uno spartito vivo.

Quanto velato di grigio e malinconico è questo cielo!

Quanto colore scolorito e opaco in questa collina dalle cime percosse senza furia e violenza.

Lenta, lenta, cade la pioggia, lentamente scende e si assorbe, lentamente e gentilmente tocca le radici franose che come vecchi ruderi resistono sfidando l'incuria, l'attimo, l'ora, l'eternità.

Piove, piove e piove, ancora e ancora mentre il leggero soffio gelido sfiora la pelle raggrinzendosi in un istante lungo un intenso battito di ciglia.

Ecco, le pupille odono inspirando la maestosità del luogo, l'intensità del momento, l'importanza dei suoni e il dire imperioso quanto suadente: la vita sosta e fugge, mira e sfiora e respira e si allontana allungando il respiro o sottraendo i singulti nel corso di un giorno dalla pioggia incessante, cessando il battito frenetico di un cuore o invogliando per corse durevoli e laboriose.

Quanto lungo questo dire?

Quanto un momento di quiete in una ragione che cerca ragioni nel suo esistere!

 

 

Rita Vieni



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