Ondeggiano i rami al vento e i cipressi piangono al pianto
delle campane.
L’aria silente non proferisce, gli occhi muti s’annegano al
dolore.
L’urlo percuote la gola che affranta e mesta china al
comando del capo incline al sordo e ruvido dolore.
Il pianto in mestizia è compagno, è dono, è il passaggio al
nuovo domani che al sorriso scarno e povero incontrerà per sempre un’anima
orfana.
Ondeggiano i rami al vento, percossi dalla pioggia e dal
mormorio della gente.
Intanto le campane fermano il pianto, ed ecco il luogo dell’eterno
domani!
Rita Vieni
Foto web
Bella descrizione del clima dei cimiteri in questi giorni, nonché della tua concezione della morte, quale eterno domani, evocativa di concezioni religiose ben radicate in te ;molto bella complimenti Rita !
RispondiEliminaGrazie Antonio per l'attenta lettura, hai ben interpretato il senso :)
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