venerdì 26 maggio 2017

OLTRE LA PIETRA PIATTA




Scaglio lontano una pietra piatta.
Eccola giungere oltre il silenzio, oltre la vista che preclude lo sguardo, oltre l’immagine che a me porta, mentre la porta dell’infinito s’apre e i suoi profumi invadono i miei sensi.
Oltre me stessa, oltre il limite concessomi, cieli sereni e velati, misteri e libertà, sogni del cuore non infranti, oltre l’infinito il bacio del principe azzurro.
Oltre la pietra piatta, il tonfo ne è attutito dalle nuvole in sosta, la visione chiude allo sguardo apre in agnizione, senza cleuasmo, senza il non ritmo vitale.
Rapita, dentro l’infinito, volgo lo sguardo e a me conduce, vedo occhi, luci e non voci, ma l’eco del mondo affievolito e stanco mormora di affanni, corse e inganni.
Ho scagliato lontano una pietra piatta, oltre la vista che preclude lo sguardo, mai male essa vuole, solo sostare senza lamenti e isolamenti, senza paure, sangue e angosce a udire.
Ma essi giungono senza bussare!
Qui ove risiede l’urlo del mondo, il perdono è concesso, ma giunto da eco non basta, pietà e fede a compagnia fedeli per raccogliere la pietra piatta.
Ho scagliato una pietra piatta oltre il limite che porta alla porta dei non più inganni, alla dimora del silenzio, alla casa della pace, al pianto del perdono, al conforto dell’eternità che giungerà a reclamarmi.
Adesso vuota di quella pietra scagliata in attesa di me, il buio, i dubbi, arroventati dalla luce, dal qui inondato di sole, annuvolato dai venti che preparano tempesta, incenerisco e seppellisco ogni affanno.
Ho scagliato una prima pietra piatta, altre ne scaglierò, traccerò il sentiero dell’oltre: addobbate parole mute, mi trascinano lentamente.

Rita Vieni



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